Migrazione e immaginario sociale

Si sono intensificati in queste ultime settimane i viaggi nel Mediterraneo, le rotte verso il ‘paradiso’, così la nostra Europa viene immaginata e idealizzata dallo sguardo di tante persone che anelano una vita diversa da quella che hanno, un’esistenza meno crudele, meno dolorosa, meno ingiusta e diseguale per se stessi e i propri affetti. Ma noi non siamo il paradiso, non siamo neppure un luogo ospitale ed accogliente.

Già solo rimanendo in Italia, sulla questione migratoria i governi italiani non hanno saputo adottare sino ad ora un modello chiaro e netto, per cui le forze politiche succedutesi nel tempo hanno oscillato e oscillano tra una visione assimilazionista, una interculturale o multiculturale. Non si intravedono dei modelli reali e concreti di società della convivenza plurale, equa e giusta. Prova ne è la difficoltà, che si protrae da molti e molti anni e a prescindere dal colore dei governi, ad approvare una legge di riforma della cittadinanza in una chiave veramente inclusiva e non discriminatoria.

Alcune ricerche in ambito di scienze sociali in questi ultimi anni, a livello internazionale, si sono orientate allo studio di quali fattori possano sostenere e facilitare veramente i processi di integrazione e di inclusione in un determinato contesto socio-economico e molte di esse concordano nel sostenere che per la buona riuscita di un inserimento attivo, dignitoso e libero è molto importante ridurre gli atteggiamenti stereotipi, pregiudizievoli e discriminatori della popolazione ospitante… CONTINUA A LEGGERE QUI

(su: “Gli Stati Generali”, 17.05.2021)